GAY E STANCHEZZA

Essere Gay è difficile, in Italia certo meno che in molti altri posti, ma ci vuole comunque tenacia e una immensa buona volontà, specialmente se vuoi pensare con la tua testa, ma il coraggio certe volte viene meno e la tentazione di mandare tutto in malora, anche il lavoro di anni, torna a farsi sentire. Il forum inglese di Progetto Gay, un mio sogno costruito e difeso con fatica da molti anni, che era arrivato ad avere più di 500 articoli, oggi dà segni di malfunzionamento a livello tecnico, al punto da non essere gestibile. Che fare? Un lavoro enorme rischia di finire nel nulla per questo. Potrei trascrivere tutti gli articoli e raccoglierli in un libro online da inserire nel sito http://gayproject.altervista.org dove è possibile accedere ovviamente gratuitamente, in modo del tutto anonimo e senza nessuna formalità alla intera Biblioteca di Progetto Gay. Ma dovrei ripotare più di 500 articoli in un libro e dovrei formattarli in Latex, e comunque sarebbe una fatica enorme. Piano piano tutto tramonta, pure Progetto Gay invecchia, diventa un oggetto da museo. Il mondo va avanti. Sto lavorando al nuovo test di Progetto, un test tecnicamente molto diverso dai precedenti e molto più complesso, ma certe volte mi chiedo: ma a che serve tutto questo? In fondo è come costruire cattedrali nel deserto, come costruire un apparato tecnico enorme (che tra l’altro, dall’esterno non si vede affatto) per fare una cosa che non serve a nulla. La fatica, il lavoro di programmazione di giorno e di notte, alla fine non servono a nulla. I forum, quando nessuno li curerà più, saranno automaticamente eliminati. Si potrebbe caricare tutto su Archive, è vero, ma anche quello richiederebbe uno sforzo enorme di revisione. I testi non si perderebbero ma finirebbero in un grande archivio e comunque non li leggerebbe quasi nessuno. Lavorare, come vivere, non serve a nulla, è solo una questione immediata, che lascia, se la lascia, un traccia effimera. Vedo franare il mondo in cui ho creduto e pervicacemente ancora credo, questa frana non è colpa di nessuno, in questa storia non ci sono cattivi, il tempo si porta via tutto, le persone e le cose, la dimensione dell’effimero domina la realtà. La felicità (adopero questa parola in tono minore) non sta nei grandi progetti, ma nell’attimo fuggente che forse può ancora regalare qualche flash di sorriso. Qualche momento buono può ancora esistere, ma guai a sperare che si vada oltre il momento, e il momento è già molto. La regola di fondo è: ridimensionare, guardare a distanza, distaccarsi dalla persone e dalle cose. Anche domani avrà la sua fatica.